Il
Jazz Italiano, non nasce solamente come un'imitazione di quello nato in
America nello stesso periodo,..:NAMESPACE PREFIX = O />
ma come una confluenza di memorie sinfoniche, di melodie di canzoni nostrane, e "improvvisazione" jazz.
Nuove e approfondite ricerche (su tutte, il corposo e unico nel suo genere, libro/documento
IL JAZZ IN ITALIA di Adriano Mazzoletti EDT 2004) datano l'arrivo del Jazz in Italia nel
dicembre del 1917, con l'esibizione di un certo pianista americano,
Griffith sergente dei marines, con una grossa orchestra allo YMCA, in
via Francesco Crispi, di Roma, praticamente negli stessi mesi in cui la
Original Dixieland Jazz Band incideva a New York il primo disco di jazz
conosciuto al mondo.
Tra
i musicisti di quell'orchestra c'era un giovanissimo banjoista,
Vittorio Spina, probabilmente il primo italiano a suonare la nuova
musica americana in Italia.
L'anno dopo a Milano,
"iniziano le gesta"
di Arturo Agazzi, meglio noto come Mirador.
La diffusione del Jazz,
è
strettamente collegata allo sviluppo dei mezzi di comunicazione di
massa, come la Radio ed il disco, ed è grazie a questi che ha lasciato
documentata traccia.
Un inciso è d'obbligo:
per me i DISCHI sono gli unici documenti che attestano l'attendibilità della informazioni sulla musica.
Non
avendo potuto ascoltare di persona i "suoni delle origini", mi rifarò a
quelle rare antologie che raccolgono la musica jazz suonata nel nostro
paese negli anni precedenti l'avvento del microsolco.
Inoltre, ho la fortuna di conoscere e di avvalermi del lavoro di alcuni "storici" del Jazz in Italia (citati in bibliografia),
che non finirò mai di ringraziare per il tempo dedicato a questa "impresa".
Gli anni che vanno tra il 1919 e il '24, furono di grande cambiamento e affermazione della musica da ballo in Italia.
La
musica d'oltreoceano, quella suonata per intrattenere nei viaggi sulle
navi, aveva portato grandi novità ed una propensione al divertimento.
Le
orchestre, sulla scia di quelle americane, si attribuirono nomi tipo
"Syncopated" o "Jaz Band" ma la musica era rivolta esclusivamente alla
danza e non prevedeva variazioni o improvvisazione spontanea
(prerogativa di quello che noi chiamiamo Jazz), ma semplicemente la
ripetizione del tema, eseguito a turno da tutti gli strumentisti.
Le
discografie più attente, citano diversi dischi di jazz stampati in
Italia ma, quasi sempre, erano ristampe di dischi americani, fabbricati
appositamente nel nostro paese da grandi label tipo la Columbia, la
Grammofono/La Voce del Padrone, la Odeon, in esigue quantità.
Il
Jazz italiano inciso nel decennio che và dagli anni '20 ai '30, non
solo era pochissimo ma, era inciso da piccole etichette (oggi diremmo
indie) come la Fonotecnica, la Persic Fono Roma, la Fonotipia. Quei
rari 78 giri sono stati mandati al macero da ignoranti direttori
artistici e dirigenti di case discografiche e, successivamente,
distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo rende ancora più ardua la reperibilità delle incisioni del periodo 1920-45.
Fino
a qualche anno fa quindi, si credeva che il primo disco jazz inciso in
Italia era "Venutiana" un'incisione del Maggio 1936 su etichetta
Columbia (CB 7892)
dell'ORCHESTRA
DEL CIRCOLO "JAZZ HOT" DI MILANO, un complesso di studio riunito per
iniziativa di Ezio Levi e Giancarlo Testoni (fondatori del Circolo),
con Oscar De Mejo (p), Cosimo Di Ceglie (g), Michele D'Elia (bass) tra
gli altri.
Oggi,
le ricerche di storici, appassionati e collezionisti, permettono di
retrodatare la prima incisione di jazz italiano su disco almeno al 25
aprile 1919.
Si
tratta di "At the Jazz Band Ball" di La Rocca e Shields incisa
dall'Orchestra milanese del Teatro Trianon diretta dal maestro Nicola
Moleti su disco de La Società del Grammofono, etichetta Green Label (R
8371).
Questo non per onore di primati, ma per documentare che
il Jazz in Italia esiste da sempre.
Oggi, è possibile ascoltare parte del materiale inciso in quegli anni sui dischi della serie JAZZ
IN ITALY della Riviera Jazz Record, a cura di Adriano Mazzoletti. Qui
troviamo le orchestre (Ambassador's, Blue Star, Di Piramo, Moleti,
Carlini, Ferri, Mediolana, Louisiana, Mirador), i grandi solisti
(Galli, Rizza, Morea), gli espatriati (Deiro, Rumolino, Abriani,
Formiggini, Curti), gli stranieri in Italia (Riviera Five, Herb
Flemming, Harry Flemming).
Un discorso a parte lo merita il periodo tra il 1938 e il '45, per le intolleranze ed i divieti del regime fascista.
Ma questo è un altro post.
Le tracce che state ascoltando sono:
1)
CRAPA PELADA dell'Orchestra Circolo Ambasciata di Milano, incisa a
Milano nel 1936 su Columbia DQ 1873 facciata CB 7502 da: Gorni Kramer (acc., voice), Nino Impallomeni (tp), Aldo Rossi (alto s., cl.), Libero Massara (ten. s), Romero Alvaro (p., vl, voice), Armando Camera (g), Ubaldo Beduschi (bass), Giuseppe "pinun" Ruggeri (drums), Vitorio Belleli (voice).
Il brano è sicuramente memore del sound orchestrale Ellingtoniano
e, più spiccatamente nella melodia di "It Don't Mean a Thing if it
Ain't Got That Swing" dello stesso Duke, ma nel titolo e nel testo fa
satira popolare, con un gusto surreale
(Crapa pelà l'ha fa i turtei..:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />
Ghe ne dà minga ai so' fradei, oh-oh-oh-oh
I suo' fra dei fan la frittata
Ghe ne dà minga a Crapa pelada,, oh-oh-oh-oh)
e con una moderna interpretazione vocale "scat",
ritmico-onomatopeica di puro stile jazzistico.
Ristampata sul CD JAZZ IN ITALY IN THE 30's
Riviera Jazz Records RJR CD-002
a cura di Adriano Mazzoletti
2)
Incespicando n.2 della mitica 013, l'Orchestra di Piero Piccioni,
registrazione del 1944 con Stelio Subelli (tp), Riccardo Rauchi (cl),
Dasy Messana (ten. s.), Bruno Martino (p), Enzo Grillini (g), Werther
Pierazzuoli (bass), Paolo Tagliaferri (drums)
Ristampata sul CD RITMANDO CON LA 013
Twilight Music "Via Asiago 10" TWI CD AS 07 43.
a cura di Dario Salvatori.
3) Improvvisazione (I Got Rhythm) che vede Kramer suonare con il solo accompagnamento di Ubaldo Beduschi al contrabbasso.
Ristampata sul CD JAZZ IN ITALY IN THE 30's and 40's
Riviera Jazz Records RJR CD-008
a cura di Adriano Mazzoletti.
Jazz italiano,
appunto.